Eppure la storia dell’architettura e del design racconta una storia diversa. Fino a un secolo fa, i costi elevatissimi dei pigmenti rendevano il colore un privilegio riservato alle élite. È negli anni Cinquanta che la rivoluzione industriale chimica democratizza il colore sviluppando pigmenti sintetici e apre la produzione industriale a infinite possibilità espressive, che raggiungono il loro apice negli anni Sessanta e Settanta. Oggi assistiamo a un graduale ritorno del colore nella progettazione di interni, ma questo ritorno richiede consapevolezza metodologica.

Il colore come strumento trasformativo: le quattro dimensioni dell’intervento cromatico

Il colore agisce contemporaneamente su quattro livelli che intersecano la progettazione architettonica.

Rigenera e valorizza ambienti spenti privi di carattere, conferendo identità e qualità percettiva. Quando si entra in una stanza appena ritinteggiata la sensazione di trasformazione è immediata proprio perché il colore viene applicato su superfici molto estese che hanno peso nella composizione visiva complessiva.

Influenza lo stato d’animo e il benessere psicofisico stimolando, rilassando, trasmettendo energia o serenità. Questo è un fenomeno scientificamente riconosciuto: il colore agisce sulle emozioni attraverso lunghezze d’onda specifiche che vengono captate dall’occhio e processate dal cervello generando risposte fisiologiche misurabili. La cromoterapia viene utilizzata in ambito clinico proprio perché queste reazioni sono oggettivamente documentabili.

Altera la percezione dello spazio modificando volumi e proporzioni. Alcuni colori avvicinano visivamente le superfici, altri le allontanano, e questa proprietà può essere sfruttata per correggere difetti dimensionali o enfatizzare qualità spaziali. Ad esempio, un soffitto troppo alto può essere visivamente abbassato colorandolo di una tonalità scura mentre le pareti restano chiare.

Incide sulla percezione ambientale creando comfort, atmosfera e anche sensazione termica. La distinzione tra colori caldi e freddi non è solo convenzione, ma corrisponde a reazioni percettive reali. Saper contestualizzare la scelta cromatica considerando destinazione d’uso, localizzazione geografica, stagionalità dell’utilizzo diventa fondamentale per evitare errori che trasformano una scelta tecnicamente corretta in un fallimento percettivo.

La psicologia del colore: reazioni fisiologiche e reazioni culturali

Comprendere come i colori vengono percepiti e quali emozioni suscitano richiede di distinguere tra reazioni fisiologiche universali e reazioni culturali apprese. Le prime derivano dalle caratteristiche fisiche della luce e dalla fisiologia dell’occhio umano, restando sostanzialmente costanti tra culture diverse. Le seconde dipendono da condizionamenti sociali, tradizioni, mode e possono variare radicalmente tra contesti geografici e temporali.

Il rosso appartiene alle lunghezze d’onda più lunghe dello spettro visibile, richiedendo maggiore attivazione fisiologica per essere percepito. Trasmette passione, energia, vitalità e velocità, ma nelle tonalità più scure evoca lusso, regalità e classicismo. A livello percettivo avvicina molto gli oggetti: una parete rossa sembra più vicina di quanto effettivamente sia, proprietà utilizzabile per creare intimità o per definire punti focali che emergono prepotentemente nella composizione. Tuttavia il rosso presenta anche criticità: è uno dei colori più polarizzanti, amato o odiato senza vie di mezzo. Test condotti su ampi campioni di popolazione mostrano che mentre il blu risulta il colore più universalmente apprezzato, rosso e giallo sono tra i più divisivi. L’utilizzo del rosso richiede quindi particolare attenzione al contesto e al destinatario.

Il giallo evoca gioia, ottimismo, vitalità e soprattutto luce. Ha effetto simultaneamente stimolante e accogliente. La scelta del giallo per i taxi non fu casuale: John Hertz, fondatore della Yellow Cab Company a Chicago nei primi del Novecento, selezionò questo colore perché visibile anche in condizioni di scarsa visibilità. In eccesso però può risultare faticoso, soprattutto in ambienti in cui si vive per molte ore al giorno.

Il verde presenta caratteristiche ibride: essendo ottenuto dalla mescolanza di blu (freddo) e giallo (caldo) possiede entrambe le anime. Richiama natura, equilibrio e armonia, favorisce equilibrio psicofisico e percezione di benessere, ma le sue caratteristiche variano di tonalità in tonalità. Il nero evoca mistero, notte, silenzio e, in molte culture, lutto e trascendenza, ma nel design e nella moda comunica raffinatezza e rigore. Definisce struttura e spazio con forza visiva prepotente e richiede un’attenta contestualizzazione.

Il problema del bianco: né neutro né universale

Probabilmente il bianco è il colore più frainteso e abusato nella progettazione contemporanea, come ben riassumono alcune convinzioni errate che circolano diffusamente: “il bianco non stanca”, “il bianco funziona ovunque”, “il bianco va con tutto”, “il bianco è bianco”. Il bianco non è una scelta neutra ma un colore a tutti gli effetti, che produce conseguenze progettuali precise. Ogni azienda produttrice di vernici offre decine di bianchi diversi proprio perché servono tutti: in una palette di cento colori, sessanta sono tipicamente bianchi con sottotoni differenti. Più luce c’è, più emergono i sottotoni.

Il bianco funziona benissimo in contesti specifici: ambienti con architetture eccezionali dove toglie ogni distrazione e valorizza le forme (volte, nicchie, irregolarità strutturali interessanti); spazi con altezze importanti e luminosità abbondante dove enfatizza dimensione e luce; interni dove si vuole creare massima semplicità ed essenzialità. Ma in stanze di dimensioni standard, poco caratterizzate architettonicamente, il bianco rischia di impoverire ulteriormente creando sensazione di vuoto e mancanza di identità. Inoltre, il bianco annulla la cornice concentrando tutto il focus sui dettagli: finiture imperfette e materiali di bassa qualità emergono prepotentemente in ambienti bianchi, mentre in contesti colorati passerebbero inosservati.

Progettare con il colore in relazione allo spazio: dimensioni, proporzioni e luce

Quando si progetta il colore occorre considerare simultaneamente dimensioni e proporzioni dello spazio, luce naturale e artificiale, arredi e colori già presenti, flusso tra ambienti adiacenti. La regola base su dimensioni e proporzioni è apparentemente semplice: i colori chiari allargano, i colori scuri restringono. Ma questa regola va contestualizzata comprendendo che l’occhio legge sempre i colori in relazione reciproca. Per stanze troppo alte con soffitto schiacciante, colorare il soffitto di tonalità scura mentre le pareti restano chiare abbassa visivamente la quota riequilibrando le proporzioni. Nei corridoi o ambienti di passaggio stretti, colorare intensamente le pareti e abbassare cromaticamente il soffitto sacrifica intenzionalmente lo spazio di transizione per ottenere che gli ambienti principali appaiano più ampi, luminosi e confortevoli.

La luce naturale determina radicalmente come percepiamo i colori. Una stanza esposta a est riceve luce mattutina, che valorizza i toni pastello. Una stanza esposta a ovest riceve luce del tramonto calda e dorata, valorizzando terracotta, arancio, marrone e beige. L’esposizione a sud offre luce abbondante tutto il giorno permettendo praticamente qualsiasi scelta cromatica. L’esposizione a nord produce luce fredda e scarsa, penalizzando fortemente il bianco e suggerendo tonalità medie che aggiungono colore e atmosfera.

Creare il flusso: il colore come elemento di continuità tra ambienti

Creare flusso cromatico significa progettare dialoghi tra stanze contigue evitando shock visivi nel passaggio. Le strategie principali sono tre:

anticipare visivamente, ovvero introdurre in un ambiente elementi cromatici che diverranno dominanti nell’ambiente successivo

individuare fil rouge costanti, ovvero scegliere elementi che mantengono lo stesso colore in tutte le stanze: battiscopa, cornici di soffitto, serramenti, soffitti stessi

condurre lo sguardo, ovvero utilizzare il colore per guidare visivamente verso o da determinati punti.

Il colore non è solo una questione estetica ma uno strumento trasformativo, quasi strutturale, che può modificare volumi e proporzioni, influenzare lo stato d’animo e il benessere psicofisico, creare continuità o rotture intenzionali, valorizzare architetture eccezionali o risolvere criticità dimensionali. Il punto non è usare o non usare il colore, ma imparare a utilizzarlo in modo consapevole.

Scegliere il colore guardando un campione di due centimetri sotto luce artificiale in negozio o consultando palette NCS e RAL su catalogo è garanzia di errore progettuale. Il colore percepito su un tassello minuscolo appare completamente diverso quando applicato su pareti illuminate da luce naturale.

Metodologia corretta di test cromatico

La procedura professionale richiede di non partire mai dal bianco o dai colori neutri, ma iniziare sempre dall’elemento più scuro o più saturo presente nello spazio (pavimento, arredo principale, carta da parati, piastrelle). Il colore più scuro risulta più facile da percepire correttamente anche su campioni ridotti. Una volta identificato questo elemento cromatico dominante, si procede accostando i campioni dei colori candidati direttamente a contatto con l’elemento di riferimento, osservando come interagiscono cromaticamente. Fondamentale testare i campioni nell’ambiente effettivo di destinazione, perché l’orientamento della stanza modifica radicalmente la percezione cromatica. Richiedere sempre campioni di dimensioni generose (almeno 30×30 cm) e osservarli in diverse condizioni di illuminazione: mattina, pomeriggio, sera con luce artificiale accesa. I bianchi in particolare vanno scelti per ultimi dopo aver definito tutti gli altri elementi cromatici, perché solo osservandoli a contatto con gli altri colori si identifica quale sottotono valorizza meglio la composizione complessiva.

I sistemi di codifica colore standardizzati NCS, RAL e Pantone permettono di comunicare con precisione assoluta una scelta cromatica a fornitori, artigiani, produttori ed esecutori, eliminando le ambiguità interpretative delle descrizioni verbali.

Caratteristiche e applicazioni dei principali sistemi

Il sistema NCS (Natural Color System), sviluppato in Svezia, si basa sulla percezione visiva umana dei colori e utilizza una notazione che indica la percentuale di nero, bianco e la tonalità cromatica pura. È particolarmente diffuso in architettura e interior design nei paesi nordeuropei e viene utilizzato principalmente per vernici e finiture murali. Il sistema RAL (Reichs-Ausschuss für Lieferbedingungen), nato in Germania negli anni Venti, utilizza codici numerici a quattro cifre che identificano univocamente ogni colore del catalogo. Viene utilizzato prevalentemente in ambito industriale, per serramenti, carpenteria metallica, elementi prefabbricati. Il sistema Pantone, nato negli Stati Uniti per l’industria grafica, utilizza codici alfanumerici e viene impiegato principalmente per tessuti, carta, packaging, elementi grafici. Nell’interior design il Pantone trova applicazione nella scelta di tessuti per tappezzeria, tende, biancheria, mentre per le pareti si preferisce NCS o codici proprietari delle aziende produttrici di vernici. Importante: quando si specifica un colore in un progetto esecutivo o in una relazione tecnica, indicare sempre il sistema di riferimento e il codice completo (es: “NCS S 2020-B10G” oppure “RAL 6034”), allegando possibilmente anche il campione fisico. Nelle specifiche tecniche per gare d’appalto, l’indicazione del codice colore standardizzato costituisce parte integrante della descrizione prestazionale del materiale, vincolante contrattualmente. Le aziende produttrici di vernici offrono solitamente corrispondenze tra i propri codici proprietari e i sistemi standard NCS/RAL, facilitando la traduzione del progetto in fornitura effettiva.

Il cerchio cromatico di Johannes Itten costituisce lo strumento metodologico fondamentale per progettare il colore negli interni in modo razionale e replicabile. Sviluppato da Itten, pittore, scultore e teorico del colore svizzero esponente della Bauhaus, il cerchio classifica i colori in primari (giallo, blu, rosso), secondari (arancio, verde, viola ottenuti mescolando due primari) e terziari (gradazioni intermedie), riflettendo fedelmente lo spettro dell’arcobaleno con le progressive lunghezze d’onda.

Schema monocromatico: armonia intrinseca

Lo schema monocromatico utilizza varianti chiare e scure di un unico colore, funzionando per armonia intrinseca: tutti i toni appartengono alla stessa famiglia cromatica quindi si fondono naturalmente senza conflitti visivi. Non essendoci elementi di contrasto, questo schema richiede particolare ricchezza di texture e materiali per evitare appiattimento.

Schema analogo: transizioni morbide tra colori vicini

Lo schema analogo utilizza colori adiacenti sul cerchio cromatico, come blu-verde-azzurro oppure rosso-arancio-giallo. Crea transizioni morbide e armoniose risultando visivamente riposante, ideale per ambienti dove si ricerca serenità, continuità e rilassamento.

Schema complementare: massimo contrasto e vitalità visiva

Lo schema complementare accosta colori diametralmente opposti: rosso-verde, giallo-viola, blu-arancio. I colori complementari si bilanciano reciprocamente perché uno valorizza l’altro creando massimo contrasto e massima vitalità visiva. È lo schema più energico, ma richiede attenzione alle proporzioni per ottenere un risultato bilanciato.

Schema complementare disgiunto: armonia e contrasto

È il più sofisticato tra gli schemi: si scelgono due o più colori analoghi più uno complementare dalla parte opposta, strategia che crea simultaneamente armonia nei colori analoghi e contrasto col complementare.

Schema triadico: equilibrio tra colori equidistanti

La triade utilizza tre colori equidistanti sul cerchio cromatico, tipicamente rosso-giallo-blu oppure arancio-verde-viola. Crea contrasto evidente ma meno violento rispetto allo schema complementare e richiede gerarchizzazione netta delle proporzioni.


Leggi anche

Rimani sempre aggiornato sulla programmazione di Archiformazione

MGK Group Srl
Email: info@archiformazione.it
PEC: mgkgroup@pec.it
P.IVA / C.F.: 03096890219

Cookie Policy
Termini e Condizioni  |  Privacy Policy

 

© archiformazione 2025 – Tutti i diritti riservati

Scroll to top Scroll to top