Cadute dall’alto, lavori in ambienti confinati, rischio di seppellimento ed elettrocuzione rappresentano alcune delle principali minacce alla salute e all’incolumità dei lavoratori.

Comprendere a fondo questi rischi, le regole che li governano e le responsabilità che ne derivano è essenziale per esercitare la professione con consapevolezza e per progettare cantieri realmente sicuri.

La normativa: un quadro articolato e in evoluzione

Il D.Lgs. 81/2008, noto come Testo Unico sulla Sicurezza, rappresenta il punto di riferimento per la gestione dei rischi nei cantieri temporanei o mobili. In particolare, l’allegato XI individua dieci categorie di rischi particolari che richiedono attenzione e misure di prevenzione specifiche. Tra questi spiccano: le cadute dall’alto, il lavoro in spazi confinati, il rischio di seppellimento e quello di elettrocuzione.

Cadute dall’alto

La normativa stabilisce che qualsiasi attività lavorativa che espone il lavoratore a un rischio di caduta da un’altezza superiore a due metri deve essere considerata lavoro in quota e, come tale, richiede l’adozione di misure di protezione collettiva (parapetti, reti, passerelle) o individuale (DPI anticaduta). Tuttavia, la valutazione del rischio non si limita alle sole cadute dall’alto: anche le cadute a livello o da altezze inferiori ai due metri devono essere considerate, specie in presenza di aperture nei solai o superfici scivolose. La giurisprudenza recente ha ribadito che la responsabilità dell’architetto-coordinatore si estende anche a queste situazioni, imponendo una valutazione puntuale e documentata di ogni fase lavorativa.

Ambienti confinati e rischio seppellimento

Gli ambienti confinati, o “ambienti sospetti di inquinamento”, sono regolati dal DPR 177/2011 e dagli articoli 66 e 121 del D.Lgs. 81/2008. Si tratta di spazi come pozzi, vasche, silos, canalizzazioni e scavi profondi, dove il rischio di atmosfere pericolose, mancanza di ossigeno o rilascio di gas tossici è concreto. Il rischio di seppellimento, invece, si presenta in particolare negli scavi con profondità superiore a 1,5 metri, dove la stabilità delle pareti e la protezione degli operatori sono obbligatorie. La normativa impone verifiche preventive, procedure di ventilazione, utilizzo di DPI specifici e la presenza di personale formato e addestrato, sia all’interno sia all’esterno degli ambienti confinati, per garantire il pronto soccorso in caso di emergenza.

Rischio di elettrocuzione

Il rischio di contatto con linee elettriche, spesso sottovalutato, è invece una delle principali cause di infortuni gravi e mortali in cantiere. La normativa prevede l’obbligo di segnalare e proteggere adeguatamente le linee elettriche, sia aeree che interrate, e di adottare procedure di lavoro che evitino interferenze tra macchinari e impianti elettrici. Episodi di elettrocuzione sono spesso legati a comportamenti non conformi o a una progettazione carente delle misure preventive. L’architetto, in qualità di coordinatore della sicurezza, deve prevedere nel PSC e nel POS tutte le misure necessarie, aggiornandosi sulle norme tecniche UNI-EN che regolano dispositivi e procedure.

Un elemento trasversale a tutti i rischi particolari è la necessità di una formazione continua e specifica. La normativa impone aggiornamenti periodici per i coordinatori della sicurezza, ma la vera efficacia si raggiunge solo con una formazione che coniughi teoria, pratica e conoscenza delle più recenti evoluzioni tecniche e giurisprudenziali. La documentazione – PSC, POS, verbali, relazioni – deve essere redatta con precisione e aderenza alla realtà operativa: ogni superficialità può tradursi in una responsabilità diretta in caso di incidente o ispezione.

In conclusione, la gestione dei rischi particolari in cantiere richiede competenze tecniche, aggiornamento normativo e capacità di analisi. Solo un approccio integrato, che metta al centro la prevenzione e la formazione, può garantire la sicurezza dei lavoratori e la serenità del professionista.

Il D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza), in particolare l’allegato XI, e il DPR 177/2011 per gli ambienti confinati. Le norme tecniche UNI-EN disciplinano dispositivi e procedure specifiche.

I sistemi anticaduta sono obbligatori per lavori in quota (oltre 2 metri). I sistemi di trattenuta impediscono l’accesso alla zona di rischio, mentre quelli di arresto consentono di lavorare vicino al bordo ma arrestano la caduta in sicurezza, richiedendo il calcolo del tirante d’aria e la presenza di sistemi di recupero.

Un ambiente confinato è uno spazio chiuso o scarsamente ventilato (pozzi, silos, vasche, canalizzazioni) dove possono accumularsi gas o mancare ossigeno. Le misure includono la verifica dell’atmosfera, la ventilazione, l’uso di DPI specifici, la presenza di personale formato e la predisposizione di procedure di emergenza.

Il rischio di seppellimento si configura in scavi superiori a 1,5 metri di profondità. Il progettista e il coordinatore devono prevedere sistemi di protezione delle pareti, procedure di accesso sicure e verificare la coesione del terreno, documentando tutto nel PSC e nel POS.

Le cause principali sono il contatto con linee elettriche non protette o non segnalate e l’uso improprio di attrezzature. La prevenzione passa dall’identificazione e segnalazione delle linee, dall’adozione di distanze di sicurezza e dalla formazione degli operatori.

Sì, la normativa prevede l’obbligo di aggiornamento quinquennale (40 ore ogni 5 anni) per mantenere l’abilitazione, indipendentemente dalla frequenza con cui si svolge il ruolo di coordinatore.


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